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Cinema e teatro. Il dilemma di ogni attore

Uma Thurman che balla con John Travolta, una lezione di stile per chiunque si muova a ritmo sul pezzo di Chuck Berry. Momenti che restano indelebili anche nella memoria dei neofiti della pellicola. Potranno forse dire lo stesso i pochi fortunati che hanno assistito alla prima performance di Mamma Mia al West End di Londra, il musical di Chatrine Jonson sulle note degli ABBA.

Sono questi i due poli su cui si muove un attore quando sceglie di passare dal cinema al teatro o viceversa. Memorabili entrambi ma si può davvero dire che cinema e teatro per un attore siano la stessa cosa?

Popolarità ma non solo. Recitare a cinema e a teatro come percorsi formativi

Per molti versi quello che viene genericamente definito attore, in realtà, ha capacità e performatività profondamente differenti nel momento in cui si avvicina al palcoscenico o al set. Non è un caso, infatti, che anche se i percorsi di formazione alla loro base nascono dall’arte della recitazione ed incontrano per questo sensibilità affini, siano in realtà differenti anche se restano in comunicazione a più livelli e sono aperti a passaggi da un campo all’altro.

Solo nelle più grandi istituzioni del settore come alla Regent’s University di Londra si trovano infatti percorsi formativi (pagati profumatamente) che si pongono diametralmente rispetto alle due arti recitative. In Italia, ad esempio, entrambe nella capitale, i poli di riferimento sono distinti. Da un lato, infatti, c’è la scuola di recitazione cinematografica CSC, dall’altro per il teatro resiste l’Accademia nazionale dei Parioli.

In un certo senso, tuttavia, il cugino più giovane del teatro si è andato progressivamente specializzando; infatti, attori del neorealismo italiano come Anna magnani e vittorio Gassman, non avevano altra strada per imparare la recitazione che avvicinarsi al teatro di primo acchito. Ma vediamo nel dettaglio, cosa comporta il recitare in questi due ambienti simili ma profondamente diversi?

Recitare al teatro

Decidere se sia più bravo l’attore di teatro o del cinema resta una domanda aperta. Ma se paragoniamo chi sia in grado di realizzare una performance impeccabile dopo un gran numero di prove e circondato da altri professionisti o chi si batte continuamente con il pericolo dell’errore e della perdita della propria reputazione davanti a un pubblico potenzialmente ostile, possiamo dire che in questo secondo caso il nostro attore di teatro dovrà dar prova di una tempra eccezionale e di una continua capacità di mostrarsi naturale e nella parte.

Nel corso dei secoli, infatti, generazioni su generazioni di attori hanno guadagnato e mantenuto il palco imparando a confrontarsi dal vivo con il pubblico. Pubblico stesso che si è abituato a standard sempre crescenti di coinvolgimento e di professionalità di chi sale sul palco. Ed è con questi che l’attore di teatro è chiamato a confrontarsi giornalmente durante la messa in scena. Al contrario del cinema, però, il momento della performance nella maggior parte dei casi resta patrimonio dei ricordi del singolo spettatore ed ha perciò meno probabilità di entrare nella memoria collettiva (guardiamo ad esempio alle eccezioni di “Questi fantasmi!” del grande Edoardo). D’altro canto, recitare sul palco può decretare il successo o il fallimento di una esibizione, a nulla varrebbero infatti gli sforzi di costumisti e tecnici e staff del teatro davanti a una performance deludente.

Recitare al cinema

Se sia giusto definire il cinema: un teatro dove c’è anche una camera da presa, o se si tratta di un prodotto artistico a sé stante; è un giudizio che lasciamo ai critici drammaturgici e di storia del cinema. Ciò che ci interessa è che l’introduzione della videocamera ha creato una forma di intrattenimento collettiva con dei tratti peculiari che richiedono qualità degli attori altrettanto peculiari.

Ciò che ha reso possibile questa rivoluzione è di certo l’introduzione della videocamera e del set cinematografico che ha cambiato quanto è richiesto ad un attore e come si inserisce la recitazione nell’intero prodotto cinematografico. Il piano del qui e ora della sala di teatro si è spostato nella sala cinematografica che, anche se vissuta dallo spettatore tutta d’un fiato, è fatta da una serie potenzialmente infinta di rimaneggiamenti sia delle riprese sul set, ma anche nella post-produzione che possono ritoccare a vari livelli una recitazione che potrebbe anche essere mediocre. Forse, una delle sfide che può affrontare qui l’attore cinematografico è di dover affrontare un personaggio in tanti piccoli mini-round pur cercando di mantenere una fluidità e una coerenza recitativa che a teatro devono giocoforza realizzarsi nel medesimo istante, nel bene e nel male. In questo caso lo studio del personaggio appare per certi versi anche più permeante e sembra poter lasciare una traccia più profonda sull’attore che si trova a dover entrare molte più volte in una scena ed in un personaggio.

Riducendo, perciò ai minimi termini le principali differenze tra i due tipi di recitato:

Attore di teatro

  • Performance non ritoccabile sul palcoscenico;
  • Entrare nel personaggio e mantenerlo continuativamente

Attore cinematografico

  • Performance ritoccabile in post-produzione;
  • Entrare e uscire da personaggio e set più volte e in tempi diversi

E per te quali sono i pro e contro del recitare a Teatro e al Cinema? Sono davvero così distanti le due carriere di attore cinematografico e attore di teatro?

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